Dal 2021 i servizi possono essere pagati con i propri dati

Con lo sviluppo e l’avvento dell’utilizzo massiccio delle tecnologie digitali in tutto il mondo, è stato necessario regolamentare in Europa l’utilizzo lecito e legittimo dei dati acquisiti dai fornitori di servizi. Nel 2016 è stata pubblicata la normativa europea in materia di trattamento dati e privacy la quale ha disposto come utilizzare lecitamente i dati delle persone. Nel mentre che questo utilizzo di dati su vasta scala veniva sfruttato sempre più, si è andato a creare il fenomeno dei big data e small data, dove professionisti e società, che trattano i dati delle persone li vendono a terzi soggetti, per ottenere un ulteriore profitto tramite la cessione dei dati personali, sensibili e giuridici affinchè, chi li ha acquistati, possa identificare il profilo della persona e prevedere sia per il singolo individuo e sia per una certa massa di individui le scelte che probabilisticamente effettueranno ad un preciso momento . Nel 2021 è subentrata in Italia una nuova norma, che aggiorna i rapporti di consumo, e equipara i dati personali a moneta corrente al fine di sanare una lacuna normativa sul trattamento lecito dei dati. Ciò dimostra quanto sia necessario, per chi utilizza ed acquisisce dati personali, rapportarsi con professionisti esperti nel trattamento dati che sappiano predisporre un piano di come normare l’attività professionale o di impresa, affinchè non si incorra in sanzioni amministrative, in reati penali e risarcimenti civili. Altrettanto importante è per il consumatore che ora sà, per via della nuova norma, che i suoi dati possono essere utilizzati come moneta per accedere ad un servizio, per esempio l’utilizzo “gratuito” dei social network, il cui rapporto società-consumatore è divenuto a tutti gli effetti un contratto di compra vendita, ma solo nel caso in cui si acconsenta ad un trattamento eccedente rispetto a quello minimo necessario per usufruire del servizio o per consentire l’assolvimento degli obblighi di legge. Tutto ciò, ha rivoluzionato completamente la liceità del trattamento dati, sviluppando nuove situazioni giuridiche che necessitano sempre più di professionisti in grado di applicare tali norme al servizio offerto e configurando nuovi fatti amministrativamente, penalmente e civilmente rilevanti, nonostante già prima della pubblicazione di questa nuova norma, proprio per la scarsa formazione in materia del trattamento dati, il Garante della Privacy avesse comminato una enorme quantità di sanzioni, con un ammontare medio intorno ai 60.000 euro, per violazioni normative in materia.

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