Le magistrature europee in questi giorni hanno sentenziato un nuovo istituto poco riconosciuto, se non addirittura mai, nelle giurisdizioni italiane. Si tratta della inazione ambientale rientrante nel diritto ambientale e del quale si sentirà molto parlare nei prossimi anni. Riguarda la mancata applicazione di norme internazionali, convenzioni in materia ambientale, poste a tutela dell’ambiente in tutte le sue matrici e di cui lo Stato è responsabile nei confronti della collettività. Se consideriamo che in Italia la Corte Costituzionale già dagli anni ’90 ha stabilito che rientrino nella definizione di ambiente, in senso lato, i diritti fondamentali e umani di natura personale e quindi diritti soggettivi facendo così diveniere legittimati attivi anche i singoli, detta sentenza europea invece definisce l’obbligo di intervenire a tutela dell’ambiente da qualsivoglia inquinamento in capo allo Stato apparato, aprendo all’interpretazione giuridica di maggior vantaggio per la tutela ambientale riconoscendo così la garanzia che gli Stati debbano far rispettare i diritti ambientali in ogni loro forma e nella più ampia accezione dovendo di contro, loro, dimostrare per quali legittimi motivi non hanno tutelato l’ambiente.
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